Questo dolore non lo conosco. Lo osservo da fuori e lo sento contemporaneamente, perciò rimane difficile dargli dei contorni.
Questo dolore non lo capisco. Non ha senso. Nessuno, tranne incontrollabili reazioni chimiche nel mio cervello.
Questo dolore non lo cancello. C’è e non posso fingere; ha delle dipendenze, ma vorrei saltare di mille anni avanti a me.
Questo dolore lo disconosco: nel suo cuore pulsante io sento che è inutile, che domani o dopodomani, o tra tre anni (tre piccole spaccature nell’indistruttibile guscio della realtà), sarà svanito, sarà un ricordo. E lì, e lì sarà.
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