Film sull’Amore

L’altro giorno ho guardato un film di quelli leggeri, “L’amore non va in vacanza”, con Kate Winslet (rossa e morbida: quanto mi piace!) e Cameron Diaz. Le due, dopo una delusione sentimentale, si contattano tramite un sito web/chat e si scambiano la casa per un breve periodo; a cavallo delle vacanze invernali, perciò si trasferiscono una in America e l’altra in Inghilterra dove, dopo varie peripezie, troveranno il nuovo amore. Evviva.

Mentre lo guardavo, comunque, mi sono sospresa a riflettere sulle mie reazioni di fronte a quanto vedevo: sorridevo se la protagonista (soprattutto Kate: cosa ci posso fare!?) sorrideva, mi sentivo felice con lei e credevo nell’amore, annuendo bonariamente di fronte ai primi dolci segnali. E poi mi sono chiesta: ma cos’è, questo amore? Come inizia? Cosa si prova? Come si presenta: salta fuori all’improvviso o si fa annunciare?

Come ho già avuto modo di dire (anche se non ricordo se in questa sede), non so spiegare che faccia abbia questo sentimento, sebbene abbia usato più volte la fatidica parola. In verità ho spesso avuto la sensazione di adoperarla a sproposito, almeno rispetto a quanto mi viene mostrato dalle narrazioni a riguardo. Questo scollamento tra le due realtà (la mia e quella “letteraria”) mi ha però posta di fronte ad un nuovo problema: questo parlare di amore, questo mostrarlo continuamente è solo dovuto ad un fattore commerciale (ché l’amore, in quanto sentimento piacevole, vende) o si tratta, piuttosto, di un metodo educativo ben studiato? Sono stata educata all’amore da romanzi, fumetti, film, canzoni e poesie, quindi? Insomma: mi chiedo se ne parlo così tanto perché mi hanno insegnato a parlarne; se abbiano tentato di descrivermelo in modo che potessi esercitarmi a provarlo; se abbiano provato anche ad educarmi a rivolgerlo verso le persone giuste… Ma soprattutto: perché? Immagino -e abbozzo solamente un embrione di riflessione- che la società ci guadagni ad avere sudditi indubbiamente eteronormati, innamorati, placidi, oppure alla costante ricerca di questo sentimento, abituati a pensare che solo l’amore conta e niente altro importa: può mancare il cibo, il lavoro, un tetto sopra la testa, ma mai l’amore (comodo: chi fa una rivoluzione perché lo Stato non garantisce il sentimento, quando ottenerlo è solamente una questione di meriti propri?). A questo punto, poi, chiunque non riesca a raggiungere quest’agognata meta, automaticamente è un fallito che sarà talmente depresso da non poter reagire ad altri stimoli esterni. Peggio ancora: chi magari non vede perchè dare troppa importanza a tale inflazionato sentimento sarà costretto a periodi di intensa autoanalisi sui perché e percome, cercando di capire dove sbagli.

In ogni caso, temo di non essere stata un’allieva attenta: a parte il fatto più eclatante, quello che mi vede, cioè, rivolgere le mie attenzioni romantiche a Kate Winslet, piuttosto che…che…come si chiamava il biondino belloccio? -Ecco, sì, sono un caso disperato!- Comunque, a parte questo, credo di aver frainteso parte degli interventi educativi: se dovessi definire l’amore, non sarei in grado di discriminare le volte che l’ho provato per una persona, piuttosto che per una cosa o evento. Oppure non so definire la differenza tra attrazione e sentimento, o classificarli per importanza. Addirittura -cosa veramente grave per una giovane sottoposta così tenacemente a molteplici forme di insegnamento intensivo- inizio a domandarmi se sia vero che l’amore, così come me l’hanno descritto, esista o, ammesso che sia cosa reale, se debba essere rivolto solamente verso un’unica persona. Per non parlare della durata di tale sentimento -eterno o attimo fugace?

Il risultato di tutta questa riflessione -che ha radici ben più profonde dell’analisi scaturita dalla visione di una commedia leggera- mi lascia in realtà confusa. Spesso ho provato a cercare riparo dietro il cinismo per evitare il discorso: ridevo delle romanticherie, sorridevo di ogni sospiro. Questo perché, trattando delle relazioni con persone, posso dire (posso davvero?) di non aver mai avuto delle “storie importanti”, sempre che la rilevanza di questo genere di cose si misuri in durata nel tempo: tutte “avventure” molto brevi, a volte gioiose, altre tormentate e confuse. Che la colpa fosse mia, nata incapace, monca, priva di qualche ingranaggio fondamentale? Per evitare di autoinfliggermi punizioni per questa grave mancanza, mi riparavo quindi dietro ad un disinteresse da volpe VS uva. Questo, però, non risolveva l’elemento principale: io ero impossibilitata ad amare. E poi, invece, quasi a contraddirmi per dispetto, mi sono resa conto di una cosa: non so se si tratti di una trappola ormonale, ma a volte sento il fluire di un sentimento forte e luminoso privo di ragione. Non è entusiasmo e non è rivolto verso alcunché, eppure esiste, tanto da risultare quasi palpabile. Poiché sono la più scrupolosa delle analiste, so di aver registrato altre volte questi strani movimenti dello spirito: come ho già detto, è capitato per persone, cose ed eventi, oppure per nulla; per pochi istanti o, imprevedibilmente, per anni. E non trova riscontro in alcuna narrazione che mi sia stata sottoposta, perché non ha prodotto i risultati dei film: quel sentimento non cambia il mondo, non compie miracoli, non muove la slitta di Babbo Natale (non c’entra niente, ma siamo in periodo), oltre a non sfociare nella via verso l’altare (che non ci sarebbe comunque, proprio per le mie inclinazioni, ma concedetemi la metafora). Anche per questa mancata coincidenza, mi sono sentita spesso inadeguata ed incapace: pare corrispondere e a quanto descritto, eppure il contesto non quadra, quindi, forse, sono sulla strada sbagliata. Forse sono io ad essere sbagliata. Ho immaginato di non essere in grado di adeguarmi a quanto mi veniva costantemente mostrato: mi sembrava l’unica spiegazione possibile e tale conclusione si aggiungeva ai motivi che mi portavano a cercare protezione dentro un guscio di falso disinteresse.

E, invece, quest’anno appena passato ha rappresentato per me una svolta importante: qualche piccolo ingranaggio ha preso a girare; c’è stato uno sblocco e ho iniziato a pensare (anche se forse sarebbe meglio dire “sentire”) che i concetti di giusto e sbagliato erano troppo simili a gabbie per potermici abbandonare, soprattutto se riguardano il mio modo di percepire la realtà che mi circonda.
Odio ogni dittatura e non voglio chinare la mia testa proprio di fronte a quella dell’Amore. Nessuno può o deve permettersi di impormi la visione di un sentimento che, come tale, è per forza di cose privato e non replicabile -figuriamoci imitabile! Non si insegna ad amare e, soprattutto, non è giusto obbligare la gente a farlo o a cercare di farlo, illudendola che si tratti di un bisogno da soddisfare, pena infinita sofferenza. Creare il bisogno dell’amore ricorda troppo una di quelle maledette regole della pubblicità e fare mercato dei sentimenti è cosa deprecabile, soprattutto se inizio ad ipotizzare che questo faccia parte di un piano per rendere le persone inermi ed apatiche, ulteriormente incapaci di osservare la realtà dei fatti.

Questo, lo ammetto, sta diventando un pippone enorme, ma ciò che sento di dire ora è che, per quanto abbia cercato di farne a meno e di tenerlo lontano col cinismo per una sorta di autodifesa, ora non desidero proteggermi dall’amore, qualunque ne sia la forma, anche se diversa da quella proposta a forza. Accetto di provare qualcosa di estremamente forte, anche se non assomiglia a nulla di quanto visto alla TV. Allo stesso tempo, cosa ancora più sorprendente, mi sono scoperta meno affamata di quell’unica forma che da anni mi viene mostrata e proposta: mi rendo conto di non essere alla sua disperata ricerca e posso lasciarmi coinvolgere da un film e condividere i sentimenti della protagonista senza per questo provare alcun tipo di invidia o autocommiserazione di fronte al finale che mi riporta alla realtà, inevitabilmente diversa da quanto appena finito di vedere.

Pur godendone, non ho bisogno dell’amore. Di scopare, magari, ma questo è un altro discorso.

 

Quindi io amo. Alla fine, accade che io a volte ami, ma non assomiglia esattamente a quanto credevo: è molto meno melenso di quanto mi aspettassi. Meno epico, volendo, e non certo soprannaturale.
Va così e lo trovo divertente.

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8 risposte a Film sull’Amore

  1. amara scrive:

    @luca massaro: a me pare di cattivo gusto perché non sembra un atteggiamento di richiesta di sesso, bensì di pretesa di un servizio. Come idea mi infastidisce molto.
    Per quanto riguarda la tua conclusione, non ci avevo mai pensato veramente, ma credo di essere vicina alla visione opposta: è molto più facile promettere/chiedere amore rispetto al sesso, perché prima o poi il sesso lo devi “dare”, è fisico, non equivocabile. Dell’amore, invece, si parla un sacco perché ne siamo abituati, “educati”, come dicevo. Solo che è impalpabile e non così chiaro e definibile…

    Rettifico di qualche giornata dopo: OPS. Mi sa che dicevamo la stessa cosa! Dovrò imparare a leggere, prima o poi…

  2. amara scrive:

    @slavina: grazie. Anche se sembra lapidario (faccio sempre questo pessimo effetto quando ringrazio…)

  3. luca massaro scrive:

    Insindacabili sono i giudizi, ma – sia detto di passata e solo per fare un ulteriore complimento al tuo argomentare – tale immagine pescata nella rete mi sembrava in sintonia con questa tua frase: «Pur godendone, non ho bisogno dell’amore. Di scopare, magari, ma questo è un altro discorso.», in quanto, a mio avviso, è più facile palesare al prossimo il nostro bisogno di amore che il nostro bisogno di sesso.

  4. slavina scrive:

    non riesco a trovare la versione originale in inglese. cmq é di W.H. Auden

    O tell me the truth about love

    Dicono alcuni che amore è un bambino,
    e alcuni che è un uccello,
    alcuni che manda avanti il mondo,
    e alcuni che è un’assurdità,
    e quando ho domandato al mio vicino,
    che aveva tutta l’aria di sapere,
    sua moglie si è seccata e ha detto che
    non era il caso, no.

    Assomiglia a una coppia di pigiami,
    o al salame dove non c’è da bere?
    Per l’odore può ricordare i lama,
    o avrà un profumo consolante?
    E’ pungente a toccarlo, come un pruno,
    o lieve come morbido piumino?
    E’ tagliente o ben liscio lungo gli orli?
    O tell me the truth about love.

    I manuali di storia ce ne parlano
    in qualche noticina misteriosa,
    ma è un argomento assai comune
    a bordo delle navi da crociera;
    ho trovato che vi si accenna nelle
    cronache dei suicidi,
    e l’ho visto persino scribacchiato
    sul retro degli orari ferroviari.

    Ha il latrato di un alsaziano a dieta
    o il bum-bum di una banda militare?
    Si può farne una buona imitazione
    su una sega o uno Steinway da concerto?
    Quando canta alle feste, è un finimondo?
    Apprezzerà soltanto roba classica?
    Smetterà se si vuole un po’ di pace?
    O tell me the truth about love.

    Sono andato a guardare nel bersò;
    lì non c’era mai stato;
    ho esplorato il Tamigi a Maidenhead,
    e poi l’aria balsamica di Brighton.
    Non so che cosa mi cantasse il merlo,
    o che cosa il dicesse il tulipano,
    ma non era nascosto nel pollaio,
    e non era nemmeno sotto il letto.

    Sa fare delle smorfie straordinarie?
    Sull’altalena soffre di vertigini?
    Passerà tutto il suo tempo alle corse,
    o strimpellando corde sbrindellate?
    Avrà idee personali sul denaro?
    E’ un buon patriota o mica tanto?
    Ne racconta di allegre, anche se spinte?
    O tell me the truth about love.

    Quando viene, verrà senza avvisare,
    proprio mentre mi sto frugando il naso?
    Busserà la mattina alla mia porta,
    o là sul bus mi pesterà un piede?
    Accadrà come quando cambia il tempo?
    Sarà cortese o spiccio il suo saluto?
    Metterà in subbuglio la mia vita tutta insieme?
    O tell me the truth about love.

    (l’amore é sempre diverso da come ce lo aspettiamo. questa é l’unica cosa che so e nemmeno questa é certa 🙂

  5. amara scrive:

    @luca massaro: non sono sicura di capire le poesie. In realtà, come le canzoni, raramente capisco cosa significhino. Se mi dici, però, che è qualcosa di simile a quanto ho scritto, allora ti credo sulla parola. L’immagine delle due persone che parlano, però, è di pessimo gusto.

  6. luca massaro scrive:

    Mi piace, Amara, avere una “quasi” sintonia coi tuoi ragionamenti ch’io esprimo però così.
    http://www.alterlucas.com/2012/01/lamore-ai-tempi-della-crisi.html
    Saluti

  7. amara scrive:

    Ahahahaha, grazie!
    Mi piacciono i complimenti.

  8. Echophyber scrive:

    Bello ‘sto post. Prolissamente romantico.

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