L’altro giorno ero in macchina ed ascoltavo la radio. Di solito la pubblicità mi passa da un orecchio all’altro senza lasciare particolari strascichi nel mezzo, però una in particolare ha attirato la mia attenzione: la voce di una -credo ex- conduttrice televisiva si rivolgeva a tutte le donne incinte in uno spot di sensibilizzazione alla prevenzione della spina bifida. L’argomento è importante e delicato e tutto il resto: la spina bifida è una brutta bestia, da quel poco che so, perciò una campagna informativa non può che essere accolta positivamente, se non che…
A quanto ho capito dalla pubblicità, un corretto apporto di acido folico diminuisce la possibilità che il bambino nasca con questo problema. Perfetto. Solo che la soluzione proposta alle donne è quella di assumere quotidianamente una pillola (ovviamente accompagnata da una sana alimentazione che preveda grandi consumi di frutta e verdura). Ricordo di essermi sentita molto stranita e anche inquietata: l’offerta di una pasticchetta (per quanto relativamente innocua, perché l’acido folico è una vitamina), fortemente suggerita dalla ricerca, così come si evince dallo spot, mi ha richiamato alla mente due cose diverse: innanzitutto, l’estrema medicalizzazione del corpo femminile, soprattutto per quanto riguarda gli aspetti riproduttivi e, secondariamente (ma strettamente legata al primo punto), un pensiero fascista e mai passato di moda quale “Le madri devono fornire alla Patria dei figli sani”. E’ vero: tendo ad essere paranoica, però il ricorso alle due grandi divinità Scienza e Medicina quando si tratta del nostro corpo ha spesso uno scopo ben preciso che raramente vede come obiettivo il benessere delle madri, se non in maniera incidentale, quanto, piuttosto, quello del loro “prodotto”.
Ora, abbastanza incuriosita e molto insospettita dal richiamo ad una corretta alimentazione che prediliga il verdurame vario (perché, poi, se c’è una pillola che risolve tutto?), ho fatto una microscopica ricerca e qui ho trovato:
L’acido folico è presente nelle frattaglie (rene, fegato), come folati nelle verdure a foglia verde (lattuga, spinaci, broccoli), nei legumi e nelle uova. La sua presenza è scarsa nella frutta e nel latte. Parte dell’acido folico (circa il 50% o anche più) si può perdere durante la cottura in quanto termolabile. In alcuni alimenti possono esistere delle sostanze inibitrici della pteroilpoliglutammato idrolasi, od altre ancora non conosciute, in grado di diminuire l’assorbimento di acido folico.
E anche (parlando della dose giornaliera consigliata):
Spesso queste dosi raccomandate non sono raggiunte dalle popolazioni per una scarsa propensione alle diete vegetariane, per l’assunzione di cibi conservati e per i metodi di cottura.
Altrove, leggo:
Si trova soprattutto nel fegato ma anche nei legumi, specialmente lenticchie, ceci, soia, arachidi, fagioli, fave e piselli. Ne sono però ricchi anche i cereali integrali come riso, avena, mais e germe di grano. Si trova anche nelle verdure a foglia verde scuro come spinaci e bietole, broccoli e cavolfiore, indivia, lattuga, asparagi. Nella frutta si trova soprattutto nel melone, nell’avocado, nella banana e nell’arancia.
E allora i miei sospetti erano fondati, mi dico: se qualcuno segue un’alimentazione sana e non fatta di schifezze, il ricorso agli integratori non dovrebbe più risultare necessario…
Ecco, è questo che mi fa veramente incazzare: si interessano a noi solo quando dobbiamo produrre dei soldati alla patria e ci costringono a giocare secondo le loro regole, innanzitutto, ingabbiandoci in una morsa di paura (ché sulle donne incinte la tecnica del “se non fai attenzione, chissà che mostro sputerai fuori” ha assai presa) e, secondariamente, fornendoci false soluzioni che ci rendano dipendenti da loro, poiché, per esempio, le pasticchette io non me le so fare e se mi dicono che solo quelle sono utili, allora dovrò per forza usare solo quelle.
Ben venga l’informazione, ma che sia completa! Che mi si parli (in questo caso) di quanto schifo facciano i cibi precotti o di quanto male faccia gonfiarsi di carne a sua volta pompata di merda varia (tralascio per ora gli aspetti etici della questione), che mi si suggeriscano dei metodi che non prevedano che io diventi succube di aziende che lucrano su di me e sui miei bisogni…che mi vengano date delle soluzioni reali, se mi parlate di un problema, e non il surrogato in pillola della felicità.
E che cazzo!
Nota dovuta: personalmente sono contraria alla riproduzione umana. Il mio progetto a riguardo è di non figliare per tutta una serie di motivazioni, tra cui la principale risulta essere “siamo in troppi sulla Terra” Poi è chiaro che ognun* fa le proprie scelte, ed è a questo punto che dovrebbe intervenire il diritto ad un’informazione corretta, che comprenda anche la libertà di decidere cosa fare e come farlo, senza ritrovarsi poi ridott* a cosumatrice/ore sulla cui esistenza tutti finiscono per guadagnarci tranne la/il dirett* interessat*. Mi pare il minimo.