Donnassassina

Ogni mattina, in stazione, trovo Il Quotidiano, giornaletto sottile che riporta alcune notizie di cronaca nazionale o regionale, commenti, rari interventi di lettrici e lettori, articoli sull’economia, cultura e sport, oroscopo… Insomma, un giornale come gli altri, ma meno impegnativo dal punto di vista della lunghezza degli articoli, adatto ad un tragitto breve sui mezzi pubblici. Lo leggo non perché sia particolarmente bello, solo che è gratis e l’alternativa è quella, oppure dormire.
Molto più spesso, comunque, dormo.

Sfogliandolo, oggi (ché non dormivo), sono capitata su questo pezzo:

Articolo da Il Quotidiiano FVG

Articolo da Il Quotidiiano FVG

In rosso ho sottolineato la frase che ho dovuto rileggere almeno quattro volte, mentre in giallo ci sono gli accenni alle violenze già subite dalla donna che pare aver infine accoltellato il compagno per autodifesa.
Ebbene, nonostante, appunto, i riferimenti al reiterarsi delle situazioni di violenza, il o la giornalista non ha saputo trattenersi dall’aggiungere un po’ di sano romanticismo: il gesto d’amore, l’atto del perdono anche in punto di morte.

E’ incredibile come nessun* sembri in grado di uscire da questo malefico meccanismo: cestinare ostinatamente le regole del giornalismo (a scuola, ricordo, la mia prof mi faceva una testa così sull’oggettività: fatti e solo quelli; le opinioni personali non hanno nulla a che fare con la cronaca) per continuare a dipingere coi colori del fascino eventi che di affascinante non hanno nulla. A che cosa serviva quella frase? Che razza di attrattiva ha, nella mente dell’autrice/ore questa storia? Una relazione violenta che finisce con l’omicidio di quello che pare essere l’aggressore non è un racconto che fa sospirare. Non dovrebbe suscitare questa sorta di ammirazione per il “buon animo” della “vittima”. E, soprattutto, è sporco e disgustoso il tentativo di ribaltare i ruoli, di spostare il probabile attore di violenza maschile dalla parte “luminosa” della vicenda solo perché, per questa volta, è stato lui a rimanerci.

“L’ultimo gesto d’amore”…quelli di prima, evidentemente, non erano stati abbastanza incisivi…

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