Donna in età fertile

E’ quello che sono, in effetti: una donna in età fertile, pertanto la mia Regione pensa a me e a fare in modo che io possa figliare una progenie sana e forte. Difatti, arrivata a casa, è questa la lettera che trovo ad aspettarmi:

Sanità

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E mille pensieri mi hanno attraversato la mente, principalmente negativi. A non piacermi è stato il tono: il “si raccomanda” dovrebbe significare che questo è un consiglio. Magari accorato, ma che dovrebbe comunque lasciarmi la libertà di scelta. Peccato che le ultime righe prima dei contatti non facciano riferimento alla possibilità di rifiutare semplicemente il servizio, ma soltanto dell’eventuale mia difficoltà a presentarmi nel giorno fissato per -immagino- altri impegni. Indelicata, come minimo, definirei la maniera di esprimersi di chi ha  ideato questa comunicazione.
Sarà una bazzecola, o può essere percepito addirittura come offensivo il mio atteggiamento piccato, soprattutto di fronte a chi, altrove, in Italia, non ha questa -gratuita- possibilità: chi lo sa, forse esiste solo nella mia Regione (proverò ad informarmi); quasi sicuramente (non da metterci la mano sul fuoco, ma di solito queste cose funzionano così) non è pensata per un bel po’ di donne immigrate che potrebbero desiderare di usufruirne. Forse sembrerà che sputi su una cosa utilissima che magari fosse così ovunque! Eppure sento di alterarmi. Il tono, infatti, nasconde dell’altro, ossia il dare per scontato che, siccome sono una donna in età fertile e ho la possibilità di riprodurmi, io ne abbia anche l’intenzione. Come se fosse inconcepibile che il mio personale progetto di vita preveda che dalla mia vagina non escano infanti e che il mio endometrio si rinnovi mensilmente senza interruzioni di sorta regalandomi, fino alla menopausa, litri e litri di caldo mestruo. A me piace, il mestruo!
Si tratta, ripeto, di un servizio gratuito e pertanto finanziato dalle tasse di tutt*. Personalmente gradirei che i miei soldi, dato che non posso esimermi dal versarli, venissero spesi per altro. Per garantire l’aborto a tutte nelle strutture pubbliche, ad esempio. Per organizzare corsi di educazione sessuale nelle scuole. Per permettere alle donne di scegliere in maniera autonoma della propria vita riproduttiva, insomma, senza dare per scontato nulla. Poi, sì, che ci sia anche questo genere di prevenzione, per chi ha deciso di figliare. Ma dimenticarsi di quanto deve necessariamente venire a monte mi sembra tanto l’atteggiamento di un regime che desideri sani italici figli e basta.

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