La mamma del Black (bloc)

Da qualche giorno gira in rete un video di quelli giudicati simpatici: un ragazzetto (Nero) che protesta a Baltimora per le note vicende di razzismo della polizia statunitense viene riconosciuto dalla madre, preso a ceffoni e trascinato a casa. Dopo “i gravi fatti di Milano” (cit. di qualsiasi testata giornalistica) il video ha ripreso, noto, nuovo vigore sui social network con commenti del tipo “se anche le mamme dei NoExpo avessero fatto così…” e vi si mescolano sentimenti di derisione e odio. Si deride il giovane perché è, appunto, giovane, irruento, e disgraziatamente menato dalla madre, cosa che, di certo, non fa di lui “un UOMO” come quelli che, in teoria, avrebbero il diritto di protestare per le strade, secondo una logica perversa per cui solo gli UOMINIVERI hanno il diritto di protestare e, contemporaneamente, chi protesta è niente più che un parassita adolescente fannullone e distruttivo(1). Forse lo si deride un po’ anche perché è Nero, perché, si sa, chi ride da dietro lo schermo di un pc lo fa con quell’aria di superiorità paternalista e bianca propria di chi non ha tempo da perdere in idiozie del genere (tipo…tipo…il razzismo, ecco), contrariamente a quel-perditempo-là-fancazzista(negro!!!)-chissà-che-c’ha-da-fare-tanto-casino.
E poi c’è l’odio, quando si collega il video a coloro che a Milano hanno protestato contro l’Expo e hanno scribacchiato, incendiato, rotto. Che poi, appunto, tutt* le/i manifestanti si sono res* colpevoli di devastazione e hanno dato fuoco almeno ad una macchina ciascuno: guidat* dai media, veniamo a sapere che la protesta non è mai esistita; esisteva solo la voglia di distruggere. E’ così ogni volta, e ogni volta non ci sono ragioni perché “ma facendo così si passa dalla parte del torto!”.

A quel punto, la rabbia sale a me: quante giustificazioni siamo in grado di dare alla violenza dell’autorità, invece? Che sia politica o economica. Che sia visibile (le mazzate) o meno (inquinamento, vite intere sacrificate all’altare del guadagno, schiavitù di ogni genere, fame, vaccini troppo poco interessanti economicamente per venire prodotti/studiati…). Non ce n’è mai abbastanza che possa giustificare la gente che si incazza e spacca tutto. Che spacca le cose. Le stramaledette COSE: mica le vite di miliardi di persone sul pianeta!
No, il problema reale sono le vetrine rotte. Mica le multinazionali come Coca-Cola o McDonald’s che sponsorizzano un evento per soli ricchi il cui tema è -o, perculatio profondissima!- “Nutrire il Mondo”. E neppure il fatto che lo stesso evento scelga di celebrare la DONNA, quella che dà la vita, che “si prende cura di…”, che “è nutrimento per…”. Eccola lì, bella Madonna. Santa e buona, pronta al perdono, ad accogliere e sopportare con vero spirito di sacrificio, a tenere sulle spalle il peso di un pianeta intero e di tutti i suoi morti, delle carestie, guerre e violenze che, alla fonte, magari, trovano proprio gli sponsor di cui sopra (ma che non possono venire menzionati, guai!). Perché è così, ci insegnano, che si dovrebbe lottare: con la pazienza, il silenzio, il perdono e la sopportazione. Eventuali scatti d’ira sono giustificati solo quando la prole sgarra e, stufa di subire soprusi di ogni genere, invece di starsene a casa a piangersi addosso, finisce per strada a lanciare sassi contro la polizia. Solo allora la DONNA può diventare feroce e riportare all’ordine l’indisciplinata discendenza, per il godimento di chi in strada non ci pensa ad andare neppure lontanamente perché sta bene così, davanti al computer, a giudicare dall’alto quei poveri sfigati o maledetti stronzi(2), a seconda di come si guardano le cose.

Che poi, certo, le cose da dire non si concludono qui. Posso dire che non ho nessun interesse a sapere se erano in 4 o tutt*, ieri, a sfondare le vetrine, perché non è quello il punto. Posso dire che ho sicuramente paura della violenza e della massa e le manifestazioni a cui sono stata sono poche (e alcune le ho volutamente saltate per angoscia), ma mi spaventano molto di più la polizia in tenuta antisommossa (perché non sai mai cosa aspettarti, da quella gente) e tutt* coloro che stanno ai vertici e decidono per noi DI noi (perché, invece, da loro sai benissimo cosa aspettarti). Potrei dire altro, ma la verità è che adesso sono stanca e troppo, troppo arrabbiata per continare.

 

(1) generi grammaticali maschili mantenuti proprio perché la lotta è “propria del maschile” (sigh).

(2) idem.

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