E’ di relativamente poco tempo fa la notizia (che potete trovare riportata ad esempio qui) che una coppietta di adolescenti scoperta nei bagni della scuola a fare sesso sia stata punita con l’espulsione di 1 giorno per lui e 4 per lei. Il preside si giustifica della disparità di trattamento dicendo che lei era colpevole di essere entrata nei bagni dei maschi. Praticamente un’invasione bellica in piena regola.
Mi è venuto in mente quando andavo alle superiori io: fortunatamente era una scuola piccola, ma per nulla bigotta (ricordo con estremo affetto la mia prof di italiano e storia, colei che ha contribuito a risvegliare in me la prima fame di femminismo -dopo la maturità non l’ho più ritrovata e ora la cerco disperatamente senza successo, perché devo ancora darle copia della mia pagina dei ringraziamenti presente alla fine della mia tesi di laurea. Fine parentesi “Chi l’ha visto?”). In quel glorioso e minuscolo liceo i bagni erano in tutto 5, tutti in una stanza, e ogni porta era segnalata dalla figurina femminile (3) o maschile (2). Un giorno, ricordo, mi sono soffermata pensosa ad osservare le porte, le ho aperte tutte e mi sono messa a ridere. L’unica differenza esistente era la presenza di un cestino nei bagni delle femmine. Ecco cos’era che mi rendeva diversa da un maschio: io, nei bagni, posso/so/devo/necessito di usare un cestino! Sarebbe stato interessante sviluppare questa epifania in maniera più approfondita: sicuramente mi avrebbe condotta a una coscienza del discorso sui generi non precoce, ma almeno un po’ meno tardiva. Peccato non aver sfruttato l’occasione: alla fine di quella scoperta mi sono servita unicamente per fare quello che mi è sempre riuscito meglio, ossia farci qualche battuta e suscitare risate. Ovviamente, ad eccezione di necessità puramente idrauliche che mi vedevano bisognosa del cestino, le porte che aprivo erano quelle che prima trovavo disponibili. Grazie al cielo nessun preside mi ha mai beccata: mi rendo conto solo ora della fortuna sfacciata della quale ho goduto, stando almeno alla notizia succitata.
E’ chiaro che le proteste sollevatesi successivamente alla decisione del direttore sono giustissime: i 3 giorni in più alla ragazza, incorniciati dalla patetita scusa scovata dopo una faticosa arrampicata sugli specchi, non sono altro che il retaggio patriarcattolico che ci portiamo sul groppone dalla nascita. Lei è una puttana e come tale va punita: non basti il biasimo della società, giammai! Lo peccato sia sottolineato con dia 3 di majorata punitione et cucimento di purpurea lettera “P” -stante per “personadeditalmeretriciuio”- di notevoli dimensioni su ogni suo indumento! Ed ora tutti a pagina 394 del Malleus Maleficarum.
La verità, però, è che a me ha colpito un’altra cosa che, forse, avrebbe dovuto indignare di più: ‘sti due poveri beati sono andati a fare sesso in un bagno durante la lezione. A scuola. In un bagno. Durante la lezione. Quanto tempo di autonomia avrebbero potuto avere prima che i professori potessero accorgersi della loro assenza e venirli a cercare? Sicuramente poco. Quindi loro sapevano che avrebbero dovuto sbrigarsi: era una consapevole sveltina. Ecco, a me questo fa salire un moto di inquietudine enorme: non ho niente contro le sveltine, sia chiaro, perché aggiungono pepe, perché può salire la voglia, perché prende così e così via. Il problema è che ho l’atroce sensazione che, soprattutto tra i giovani, sia l’unico metodo concepito. Purtroppo questa è una notizia che mi viene confermata anche da alcune conoscenze nel campo dell’educazione che coi giovani hanno a che fare quotidianamente: la qualità del sesso viene spesso ignorata a favore della quantità. Ed è chiaro che minori sono i tempi, maggiori sono le possibilità di totalizzare un numero consistente di incontri. Ma a che prezzo? Insomma, io credo che a 15 anni si dovrebbe avere tutto il diritto di prendersi del tempo, giocare, esplorare, capire. Altrimenti, poi, quando le impari le cose? Vabbe’, parlo io che ho iniziato tardi: si imparano comunque, è chiaro, ma perché iniziare volontariamente in maniera disastrosa? Che gusto c’è? Che gusto c’è a fare del pessimo sesso? Una mia conoscente diciottenne una volta se n’è uscita con una frase tipo “Mi annoia fare sesso col mio ragazzo. Sì, lo amo, ma…” e questo perché lei non era mai venuta assieme a lui. L’ho guardata con tanto d’occhi, mentre cercavo di liberarmi il cervello da un’immagine apocalittica postnucleare che era sgorgata dalla mia immaginazione nell’udire quell’affermazione. E poi mi si stringeva il cuore di sincera sofferenza nel sentire la sua frustrata ammissione “Lui viene sempre…insomma, non mi sembra giusto…”. No, in effetti non è giusto. Ma potevo dirle, io, cambialo? A che pro, poi, se magari, un qualsiasi altro lui da quando ha 15 anni non si fa che sveltine?
Non lo so se riesco a spiegare il misto tra stupore, preoccupazione e senso d’urgenza che queste riflessioni risvegliano in me: bisogna fare qualcosa e ogni volta che sento racconti del genere sono sempre più convinta che sia necessario ripartire da tranquille sessioni di masturbazione di gruppo che almeno si comincia da sé, si capiscono i meccansmi, si imparano le basi che poi potranno essere comunicate e condivise. Amen.
Insomma: tutti dovrebbero prendersi un bel po’ di tempo e tastare con mano (espressione che suona un po’ come una battuta scadente) la differenza tra qualcosa di frettoloso ed una luuunga e lenta sessione masturbatoria. Che poi, mi ripeto volentieri: a ogni velocità in realtà va bene, ok anche i cambi di marcia perché non è che ora il Tantra è la Via e il resto è deprecabile, ma qui mi sto riferendo ad un problema serio. Io non concepisco il fatto che si cresca a pane e sesso senza poi capirci niente. E non concepisco che non ci si diverta o ci si annoi a fare sesso. Ripartiamo un po’ dal principio e con calma, tutto qui. Dopodiché, quando ognuno sarà in grado di capire cosa e come piace, ecco che si può iniziare con le sessioni a coppie o a squadre, as you prefer.
Quindi, alla fine, ma tornando al principio di questo post, anche io trovo la punizione ai due giovini totalmente errata: niente sospensione per nessuno, tantomento niente disparità, ma una bella ora di sesso in palestra. Magari col preside dietro la porta che cronometra e, ogni tanto, redarguisce i due: “Non sento ansimare e siamo appena a 10 minuti!”…