Le cose che avrei voluto dirvi

Ci sono cose che non ho mai detto per svariati motivi (ma il principale è sempre stato la paura -delle reazioni altrui, di guardarmi in faccia, dipende…) e mi sono rimaste in gola, amareggiandomi spesso i pensieri. Allora forse dovrei farlo ora. Pensare attentamente a quelle persone e lasciare andare il tutto:

– Non ti amo e, a dire il vero, non sono neppure attratta da te. Mi sento soltanto molto sola e tu sei l’unica lesbica che conosca. E poi ho troppi anni, mi dicono, per non aver ancora baciato, perciò con te ci provo e maschero il tutto con la coltre di sentimento che mi hanno insegnato essere l’unica giusta ed accettabile. Quindi, sì, ti ho mentito e sto mentendo anche nel dimostrarti una qualche attrazione. Non mi piace neppure come baci. Mi sembra che non ci siano le misure giuste, non capisco come tu stia muovendo la lingua e perché tu lo faccia così velocemente. Il mio primo bacio è stato una schifezza, cazzo! Eppure, adesso che mi dici che hai trovato un’altra che è più carina di me, vorrei anche dirti che ti odio, perché ti sembra il modo di dirlo? So che è colpa mia, che avevo troppa fame per rifiutare un qualsiasi boccone, ma tu, lasciatelo dire, sei stata proprio insensibile. Avrei dovuto mandarti a fare in culo, ecco cos’è. E, invece, ho salvato tutte le mie meravigliose apparenze di dolcissima ragazza con un discorso strappalacrime in cui credevo di credere. Non posso dire di aver mentito del tutto, è vero, però, adesso che mi guardo bene dentro, di te mi fregava solo perché eri qualcuno, che era molto meglio di nessuno.

– Io non so se mi sono veramente innamorata di te. So che è bello baciarti e tenerti per mano. Hai un buonissimo odore e vorrei non dovermi mai staccare da te. Però non credo ci sia altro. Non so neppure cosa sia quest’ “altro”. Non so che forma abbia e, immagino, ci conosciamo davvero da poco per poter arrivare a discutere di certe cose. Non ho abbastanza fegato per ammetterlo, però, e quando mi dici che non sei innamorata di me ci rimango male perché penso solo che “Ora come farò?”. Penso a me soltanto, al sopravvivere senza la sensazione di pienezza dopo quei baci e piango tantissimo, però so di capirti e persino di darti ragione. So che devo esserti grata per non aver permesso che quanto c’era di piacevole si trasformasse in una palude e mi dispiace di non averti mai ringraziato, prima. Allora grazie di avermi lasciata. E l’hai fatto davvero dolcemente, con una sensibilità unica e con una bellissima lettera. Grazie.

– Tu sei pazza. Credo tu sia malata e me ne dispiaccio, ma renditi conto che, così come ti comporti, non è sano. Ho provato a tappare i tuoi buchi, convincendomi che fosse la strada giusta e che l’instinto da crocerossina fosse innamoramento, ma la verità è che stavo aiutando solo l’immagine che ho di me, salvo poi rendermi conto che ti ho dato troppo, per quello che meritavi. Sono un’egoista, è vero: pensavo solo a prendermi un po’ di rassicurazioni e di questo dovrei scusarmi, perché, in fondo, ti ho usata anche io. Sono anche molto brava ad autonconvicermi della purezza dei miei sentimenti, comunque, perciò non credo di averti mentito del tutto. Probabilmente neppure tu, ma, credimi, adesso so che è stato un sollievo finire quella mezza cosa che stavamo tentando di mettere in piedi: mi sarei lasciata mangiare viva senza fare neppure una piega, pur di illudermi che stavo benissimo (perché “essere con qualcuno” è ancora, purtroppo, l’idea fissa di bene che naviga nella mia concezione del mondo). Forse dovrei ringraziare anche te, ma la verità è che ti ricordo con un senso di disgusto e mi chiedo fino a che livelli la mia disperazione sia in grado di trascinarmi. E ora mi sento stupida ad aver pensato di provare qualcosa per te.

– Senti, la verità è che non è “una persona” a trovarti luminosa. Cioè, non un’altra persona: sono io. Ti ho vista per un attimo e sono rimasta rapita, credo dai tuoi occhi. Per dei minuti buoni non sono riuscita a far altro che guardarti e a sorridere dentro e fuori perché la giornata sarebbe stata meravigliosa, se iniziava con queste premesse. Solo che avevo paura di dirtelo, avevo paura che una tua reazione negativa a questa confessione avrebbe rovinato tutta la gioia che ho provato fino a quel momento, facendomi sentire indifesa, esposta e molto sciocca. Avrei voluto provarci con te, trovare un modo per parlarti, ma qualsiasi goffo tentativo è fallito e, in realtà, mi ci sono proprio sentita, indifesa, sciocca ed esposta. Vabbe’, ormai l’ho superata.
Ah, e hai delle bellissime mani: non hai idea di che fantasie io abbia fatto su quelle mani…

– Ti amo. La verità è che ti amo, oppure che ti ho amata. Anche se non so definire che cosa sia l’amore, ormai so che la realtà dei fatti è questa. Per quanta rabbia io abbia provato, so che per degli interminabili istanti, io sono stata veramente me e nel mio essere in contatto con quella parte così profonda, io ti ho amata. E dato che l’eterno non ha un modo per essere misurato ed un secondo è infinito, io ti amo ancora e ancora ti sto amando. Non lo so cos’è successo, però ti amo. Avrei voluto dirtelo mentre ti guardavo negli occhi, mentre venivi, mentre venivo io, in qualsiasi momento. Mi dispiace di come sia andato a finire il tutto, ma, ormai, anche se a volte mi manchi e ti penso, ho accettato il corso degli eventi. E quell’attimo è stato un regalo prezioso.
Spero che tu ti ricordi sempre di essere bella: io, per dirti, ti avrei guardata per ore e mi si stringeva il cuore quando dicevi che eri troppo vecchia e cadente per farti ammirare. Non l’ho davvero mai capito e mi faceva quasi male che mi privassi di quello spettacolo, come se volessi mantenere una certa distanza da me.

– Oddio, adesso amo anche te e mi mandi in confusione gli ormoni. Forse è il tuo odore, quello che non percepisco razionalmente, forse è solo l’impatto della tua personalità. Forse, in realtà, non ti amo, ma mi riempi di una sensazione così gioiosa che mi sembra ancora di essere profondamente me. Non hai idea di quanto vorrei giocare con te, come un orso in primavera: correre sui prati, rotolarci, fare la lotta. Sesso? Oh, sì, magari! Magari, davvero, ma ridendo tantissimo, ti prego! Sento che più ti guardo, più qualcosa, nel mio cervello, si crepa e rischia di frantumarsi e la distruzione non è mai stata così piacevole per me, che, istintivamente, invece, conserverei tutto nell’immutabilità. Per favore, giochiamo: rincorrimi! Fatti prendere! E poi lasciami una pausa stupita: guardami! Mi assaggio le mani, la consistenza della pelle, mi tocco il viso, come fossi appena nata e cercassi di riconoscere la mia essenza, mentre sento dentro di me il gorgoglio di un corso d’acqua vivace e limpido. Dimmi qualcosa di assurdo, al di fuori delle convenzioni sociali e lasciati rispondere per le rime.
Oh, se solo avessi il coraggio di farlo davvero: di essere sincera senza la paura che mi fa seguire le regole! Allora ti direi che ti amo proprio, ma per un secondo soltanto, e non ha quel sapore di miele romantico, bensì la consistenza di una doccia fredda in estate e di quelle cose che poi ti fanno venir voglia di andartene per il mondo da sola, perché ormai non hai bisogno di nessuno che ti delimiti per farti avere un’idea di chi puoi essere o non essere. Praticamente ti lascerei, da quanto sento di amare te e quello che rappresenti.

– Oh, ciao! Aspetta, aspetta: sorridimi ancora. Ma sai che ti scoperei? Che ti guarderei dritta negli occhi e ti scoperei, perché mi incuriosisci da matti. E amo anche te, amo quel pezzo di te che è entrato in contatto col mio stupore. E ti scoperei per vedere come vieni (la sola idea mi riempie di formicolii il corpo!). Che carina che sei, seminuda e a tuo agio, così carina che mi fai sete.

Credo di aver finito.
Mi rileggo. Mi sembra di essere mille persone e tutte loro, probabilmente, sarebbero state meglio se avessero avuto l’opportunità di camminare fiere nel mondo, senza i miei tentativi di nasconderle per “darmi un contegno”.
Be’, da adesso in poi cercherò di lasciare loro un po’ più di spazio: non sia mai che riesca finalmente a vivere un po’…

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