Videogiocando

Ieri leggo questa cosa simpatica: nel prossimo capitolo della serie di uno dei videogiochi più famosi del mondo, la protagonista, Lara Croft, verrà stuprata. C’è chi dice che sarà solo un tentativo finito male per gli aggressori, chi, invece, che l’atto verrà portato a termine, con tanto di gemiti della protagonista. Cosa posso dire a riguardo? I pensieri mi si accavallano e ribollono nella mia testa conditi da un bel po’ di rabbia e senso di…umiliazione in quanto donna e in quanto videogiocatrice, seppure scarsa: ovviamente la riproposizione dello stupro a puri scopi commerciali (dato che questa cosa fa parte delle prime voci pre-lancio, cioè quelle che devono ingolosire il possibile acquirente) è rivoltante di per sé, ma lo diventa maggiormente se poi questa prospettiva, invece di indignare chi ne viene a conoscenza, viene accolta con sfregamenti di mani e acquolina in bocca. Non c’è che dire: il “maltrattamento” (trattasi di eufemismo) di quella che dovrebbe essere il proprio alter-ego o, almeno, un personaggio amato e rispettato dal grande pubblico, piace. Peccato che questo ragionamento fili bene quando si tratta di personaggi femminili, ma non riesco a ritrovare un parallelo maschile. Eroi che si devono riprendere da un’esperienza paragonabile mancano. Penso a Dante (di Dante’s Inferno: mollato dopo 10 minuti per la violenza del tutto gratuita del gioco ed un protagonista incapace di suscitare un minimo di simpatia e desiderio di farlo sopravvivere…) che subisce l’umiliazione di vedersi “rubare” la donna a causa dei suoi stessi peccati. Che poi perché Beatrice deve pagare per le merdate che ha commesso lui in Terra Santa? Non l’ho mai capito (altro motivo per cui il gioco faceva cagare)…
Poi? Chi altro potrebbe esserci? Non ricordo nessuno, davvero nessun videogioco con protagonista maschile a cui venga fatta una cosa del genere.
E invece a Lara, l’eroina che ha dimostrato di non dover invidiare neppure per sbaglio Indiana Jones, deve capitare per soddisfare le voglie di “porno di sguincio” degli adolescenti brufolosi che alla cultura patriarcale devono essere educati. Perché di questo si tratta, alla fine. Una donna, seppur virtuale, deve “stare attenta”. Va bene, è chiaro che Lara è un’eroina pensata per un pubblico maschile ed eterosessuale: il suo seno, pur nato da una svirgolata del mouse, non è stato corretto ed è diventato leggenda e gli stessi gemiti che l’esploratrice emetteva quando moriva trafitta dalle trappole puntute erano neppure troppo velatamente orgasmici. Però è anche vero che, dopo tutti questi anni, pareva essersi guadagnata il rispetto dei videogiocatori onanisici (casualmente, come accade ad ogni donna sul suo posto di lavoro…). E invece sembra di no, mancava ancora qualcosa a dare un po’ di “pepe”. Perché non immaginare qualcosa di originale? Una trama ancora più avvincente? Una cosa nuova? …ecco, cosa ci può essere di più nuovo dell’arma che il patriarcato usa da millenni sulle donne? Evidentemente ce n’è di strada da fare anche nel mondo dei videogames.
Che sconforto…

E poi, invece, mi capita di incrociare Fable II. In breve, un RPG in cui sviluppi il tuo personaggio (femmina o maschio) facendole/gli acquisire abilità tramite varie missioni e portando avanti una trama. La caratteristica principale della famiglia Fable è che chi gioca si trova quasi costantemente di fronte ad una serie di scelte che modificheranno il carattere del personaggio sulle vie della Malvagità-Bontà e Corruzione-Purezza. Nulla è obbligatorio, se non la volontà di chi sta maneggiando il joy-pad. Lo stesso mondo da esplorare, oltre che meravigliosamente disegnato, è piuttosto libero: gli ostacoli si saltano e le pianure attendono solo di essere percorse.
La cosa che mi piace di più, però, è il mondo delle relazioni umane di quell’universo: indipendentemente dal sesso del personaggio, è possibile sposarsi o fare sesso con qualunque adulto (ed in qualsiasi numero: una mia amica era la “regina della poligamia” in questo videogame), purché consenziente. Eh, sì, perché non è detto che i caratteri siano compatibili e l’amat* potrebbe quindi sottrarsi al corteggiamento; oppure potrebbe avere un orientamento diverso dal tuo (omo/etero) e quindi rifiutare “a prescindere” ogni attenzione. Esiste anche la prostituzione, ovviamente legale e presentata in maniera normale e assolutamente non “viziosa”. Ovviamente, in un mondo così libero, nessun aspetto deve essere sottovalutato: se il personaggio vuole darsi alla pazza gioia, deve prendere in considerazione i pro e i contro; senza preservativo, infatti, si rischiano gravidanze e/o malattie veneree. Ebbene sì: ecco che, in un mondo fantasy dominato dalla magia, esistono i preservativi e, anzi, sono facilissimi da reperire e caldamente consigliati. L’unica nota negativa è che non esistono protezioni dalle malattie in caso di sesso tra donne (tra uomini non lo so, confesso: i personaggi maschili da giocare per me non hanno grandissima attrattiva).
Sempre a proposito di omosessualità, esiste una missione secondaria in cui è necessario far incontrare l’anima gemella al figlio di un fattore che lo vorrebbe vedere sposato. Il ragazzo è gay, ma il padre l’ignora. La scelta del/la protagonista è se presentargli o meno una persona dello stesso sesso. La decisione positiva, ovviamente, è quella di permettere al giovane di conoscere un altro ragazzo, invece di costringerlo al matrimonio con una ragazza. Alla fine, quindi, il figlio del fattore farà coming-out con la famglia e la reazione del padre sarà (sorprendentemente per l’ambientazione) di completa accettazione. Una scena che, confesso, mi ha commossa (anche se non vale, perché io piango per tutto).
Infine, cito l’ultimo messaggio positivo che questo videogioco lancia: per recuperare l’energia il personaggio può dormire, oppure mangiare. Il cibo offre anche la possibilità di aumentare qualche altro paramentro personale e acquisire esperienza utile per migliorare la propria tecnica di combattimento. Ebbene, accade che, durante le schermate di passaggio da un luogo all’altro, appaiano dei suggerimenti per godersi appieno il gioco, informazioni non reperibili da nessuna parte e, a volte, semplici frasi proferite dagli abitanti di quel mondo che servono unicamente a far ridere l’utente. Ed ecco che arrivo al dunque: una delle frasi-spiegazione che compaiono dice “Mangiare frutta e verdura non è solo salutare, ma anche etico, in quanto nessun essere vivente è stato utilizzato per la preparazione del tuo pasto”. Infatti sedani, carote, mele e compagnia bella fanno dimagrire, curano la salute e aumentano la santità del personaggio.
Se non è una bella cosa da vedere in un videogioco questa, non saprei cosa prentedere di più.
Certo, Fable è a volte colpito da bug veramente sciocchi, ma la qualità non ne viene realmente inficiata. E poi, in tutta onestà, qualche sfarfallio o i personaggi secondari che cambiano voce sono veramente poca cosa di fronte alla sensazione di benessere che si prova dentro un mondo (purtroppo virtuale) che non ha bisogno dell’umiliazione di nessuno per essere goduto pienamente.

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