Nuovi diritti e vecchissime abitudini

In occasione della giornata contro l’omofobia, Arcigay Friuli e Arcilesbica Udine hanno deciso di attaccare in giro per le vie del capoluogo friulano alcuni manifesti che ritraggono una famiglia composta da genitore omosessuale e figli*. Le/i modell* sono tutt* ver*: le quattro persone sono realmente a due a due imparentate con legame madre/padre-figl*. Lo scopo di tali manifesti è quello di sensibilizzare la popolazione sull’esistenza di famiglie in cui genitori omosessuali crescono figli/e, sottolineando che la diversità rispetto alle cosiddette famiglie “normali” è nulla.
Chiaramente il progetto è ottimo e l’idea da sostenere, se non che, al momento della realizzazione, il manifesto sia uscito così:

Manifesti contro l'omofobia a Udine

Trova l’erorre

C’è proprio scritto: “…e non sa piegare i calzini come tutti i papà” e “…e rompe le scatole come tutte le mamme”. E’ davvero mai possibile che non sia venuto in mente niente di diverso dallo sterereotipo sessista? Il bello è che non riesco neppure a capire se sia una mossa volontaria o involontaria: l’ideatrice/-ore ha pensato che usare il sessismo avrebbe fatto assumere al messaggio una sfumatura “normalizzante”, oppure non si è neppure res* conto che è sessismo?
Sono stufa: che senso ha combattere una discriminazione, mandandone in campo un’altra? E’ come darsi la zappa sui piedi. Il sessismo è una fonte di discriminazione così ampiamente diffusa da risultare praticamente invisibile, ma proprio chi vive l’esclusione e l’ingiustificato biasimo sociale basato sullo stereotipo, dovrebbe prestare maggiormente attenzione e porsi la domanda: “sto discriminando”? Be’, Arcigay Friuli e Arcilesbica Udine, la risposta è “sì”, perché, se non lo sapete, non esiste la figura mitologica di “tutti i papà”, né quella di “tutte le mamme”, incarnazione perfetta di “mascolinità” e “femminilità” tanto che agli uni è geneticamente impedito di occuparsi di inutili faccende di casa come piegare i calzetti e alle altre di essere piacevoli pur mantenendo il polso rigido sul tema dell’educazione della prole.
Costava tanto pensare ad altri esempi “neutri” come:

-…e si preoccupa sempre se faccio tardi la sera;
-…e rompe sempre nei momenti cruciali del mio videogioco preferito;
-…e mi dice sempre di abbassare la musica;
-…e borbotta sempre se lascio i vestiti in giro per casa.

Adattabilissimi ad entrambe le fotografie, comunicano la quotidianità di qualsiasi rapporto genitore-figli* adolescente. Sul serio: ci voleva tanto?

Probabilmente sì.

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