Peccato fosse un giorno strano (volevo l’anima)

Ho da tempo abbandonato ogni velleità politica, temo. Apro il blog e, niente, mi scivola dalle orecchie l’adolescenza mai vissuta. E’ già un anno. Mi manca solo di andare fuori ad incidere nomi sui tronchi d’albero, o lunghe strisce sulle braccia. Quella adulta cinica che vive dentro il mio corpo china il capo da un lato e mi penetra il cervello col suo sguardo di scherno. “Patetico”, la sento pensare. La bestiola innocente che non è mai cresciuta, invece, saltella qua e là, a metà tra cane ed orso (ed in entrambi i casi ha spesso la lingua di fuori). Credo conosca una sola parola: “Giochiamo?”.
Ma se loro sono le uniche che riconosco, chi è la terza che sta scrivendo?

Non so cosa mi prenda: credo siano i flussi ormonali, perché è una sensazione che conosco bene e che si è già presentata, il pianto nascosto dietro gli occhi, come una molla che si carica. Attende solo una scusa. Mi sento appiattita in un’amara sensazione depressa: non ho voglia di fare nulla, solo starmene a dormire, lasciar scorrere i sogni ad occhi aperti, quelli che un po’ fanno bene e, alla lunga, fanno malissimo e creano dipendenza. Tra rabbia e nostalgia, mi incazzo perché non so scegliere. Allora cerco di trovare delle distrazioni, in modo da lasciare che il tempo scorra e io possa ritrovarmi “qualche giorno dopo”, come quando, nei cartoni animati che guardavo da piccola, la/il protagonista entrava a scuola e, nella scena successiva, suonava già la campanella della fine delle lezioni e io mi domandavo come fosse possibile: come faceva? Il taglio corrispondeva alle sensazioni del personaggio principale? Sentiva anche l*i che la giornata era già passata senza quasi rendersene conto? Poi speravo succedesse anche a me, quando i minuti avevano il sapore delle ore.

Insomma, mentre ascolto tutto il cd “Cuore” di Gianna Nannini (pessimo, pessimo segno: lo scelgo sempre quando mi sento più Amara che Me -e pensare che, quando lo comprai appena uscito, neppure mi piaceva granché), cerco le ragioni per gioire almeno un po’, per evitare di abbandonarmi al blu più completo (in senso inglese).

1. Ieri era quasi il tramonto e guidavo. Dietro di me una chiazza di sereno, sopra e davanti a me nuvole e nebbia che si tingevano d’oro. Nell’umidità che piovigginava, un arcobaleno immenso, e, guardando il verde dei campi e del bosco, è stato come rivivere qualcosa di remoto e dolce che associo al concetto di “Irlanda”. Non quella vera che ho visto anni fa, ma quella che sembra un misto tra il ricordo di una vita precedente e l’idea mitica di un luogo di pace. Per strana che sia, è pur sempre una sensazione piacevole.

2. Sempre ieri, arrivata a casa, ho perso mezz’ora dietro una salamandra. L’ho guardata a lungo e poi ho fatto in modo di spostarla da quella che giudicavo una posizione pericolosa per lei (spero di aver scelto bene e di non averla messa in una situazione peggiore). Era bella, per quanto buona parte degli altri esseri viventi mi disgustino. Era bello che la trovassi bella. Era bello cercare di comunicare con lei.
[Sì, lo so che non mi capiva, ma cercavo comunque di spiegarle che da quella parte non doveva andare e, nella mia testa, la trovavo simpatica]

3. Ho scritto una “lettera d’amore” a Levante. Sì, la cantante (chiedo venia per la rima). Perché era da un po’ che ci pensavo e perché volevo che sapesse che mi ha resa felice. Lo so che sembra una cosa strana, messa giù così, ma, a leggere il mio messaggio il tutto sembra un po’ meno inquietante, lo giuro (non lo posterò come prova: occorre avere fiducia). La cosa che mi ha resa felice è che lei mi ha risposto e ho trovato dall’altra parte una persona davvero carina, nell’accezione più positiva e tenera che si possa immaginare del termine. E la cosa che mi ha resa ancora più felice è che mi ha risposto per ben due volte, perché poi lo scambio è continuato. Così: felicità gratis, quando ne avevo bisogno.

4. Sto pensando di scrivere una lettera d’amore a me stessa. L’idea, per ora, l’ammetto, non mi rende né felice, né infelice. Diciamo che questo punto è un po’ sulla fiducia: magari funziona. Magari finalmente la smetto di flirtare con me e basta: forse riesco a sorprendermi e finisce che mi sposo.
Magari domani ci provo. Con me.

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