Assalto nel cuore della notte

Ieri notte tornavo a casa e, come al solito, mentre guidavo, parlavo ad alta voce. Immaginavo di discutere con una persona ed elencare i suoi pregi e le motivazioni per cui mi piace. Lo so che è assurdo e, anzi, vagamente preoccupante, però lo utilizzo come metodo per analizzare quello che provo. Non so se funzioni, ma mi dà spesso l’occasione di riflettere sulle sensazioni che sperimento, ed è sempre qualcosa di positivo, dato che posso affermare senza ombra di dubbio di essere un mistero per me stessa, oltre che una “barbara delle relazioni interpersonali” (cosa di cui incolpo proprio la mia ignoranza in campo emozionale). Inoltre parlo ad alta voce perché per comporre delle frasi chiare devo rallentare la velocità dei miei pensieri ed evito, quindi, di saltare qualche collegmento logico o di ignorare dei punti che, magari, non sono ancora ben definiti.
Tralasciando le scuse a giustificazione di un comportamento preoccupante ( 😉 ), mentre parlavo, all’improvviso ho sentito un odore. Non so quale fosse, perché non sono in grado di riportarlo alla mia memoria, ma è stato come essere colpiti forte in testa. Sono rimasta stordita e spiazzata, senza parole, mentre tentavo di capire quale ricordo avesse svegliato in me il senso dell’olfatto (la sensazione di spaesamento era dovuta proprio ad un ricordo che se ne stava a galleggiare ai confini della mente cosciente).
E poi è arrivato, veloce come un treno a scompaginare l’ordine che stavo tentando di creare nel cervello: ho richiamato alla memoria una cucina. L’ho vista chiaramente, come fossi lì, dalla visuale in prima persona, e mi è venuto da piangere.
C’erano la luce, la temperatura, gli odori dei primi di dicembre del 2009. Provavo la stessa morbida sensazione di essere al posto giusto, con la persona giusta. Avrei potuto girarmi e vederla lì, a sorridermi. Avrei potuto avvicinami a lei e baciarla, o guardarla negli occhi, prenderle le mani… Era la prima persona con cui facevo l’amore e le sensazioni della sua pelle a contatto con la mia, del peso del suo corpo su di me, del suo calore mi hanno accompagnata per molti mesi anche dopo che tutto era finito.
E’ stata una sensazione così forte ed inaspettata che mi è venuto da piangere. E pensare che credevo di essermi lasciata tutto alle spalle: pochi mesi di idillio e poi la più o meno improvvisa “rottura”, i tentativi di capire, di continuare a comunicare in qualche modo, di non perderci e poi l’addio definitivo, con l’accordo di non cercarci più.

Forse adesso, per la prima volta, mi rendo conto di averla amata davvero, per quanto possa valere una coscienza tardiva. Mi sembra quasi di trovare un briciolo di pace in più, riconoscendolo.
Chissà se lei lo ha mai saputo.

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