Un tanto al chilo

Ho letto sul Topolino (sì, be’, ognuno ha le fonti di informazione che le proprie capacità intellettive permettono) che il Grand Kilo, il prototipo dell’unità di misura della massa, sta perdendo peso: per ora è arrivato ad alleggerirsi di 50 miliardesimi di Kg. Praticamente il cilindretto metallico che definisce nel mondo quanto pesa un chilo…non pesa affatto un chilo! Ovviamente si sta correndo ai ripari: si stanno già studiando altri metodi e costanti universali che siano più affidabili di un pezzo di metallo che, all’improvviso, decide di mettersi a dieta. C’è chi dice di impiegare la costante di Plank (l’enegia elettrica necessaria a sostenere a mezz’aria un Kg* attirato dalla gravità terrestre -così mi dicono), chi quella di Avogadro (che si basa sul numero di atomi o molecole in una mole di sostanza).
Confesso che questa notizia ha dato una specie di scossa al mio cervello (limitato e costretto a leggersi il Topolino, già…): il tempo, la massa, la lunghezza… tutte le unità di misura non sono che finzione: uno un giorno s’è svegliato, ha preso un pezzo di legno e l’ha chiamato metro. E da quel momento in poi quella barretta è stata messa in una cassaforte, lontano da seghe o lime, e serve a dire a tutti quanto è lungo un metro. E così per tutto il resto.
Ma allora mi chiedo: a cosa servono le misure, se si basano su una decisione arbitraria? Tutto il nostro sistema di misurazione è basato sul nulla più assoluto. E se mancassero questi prototipi universali, come vivremmo?

Io non sono una gigante e neppure una nana: ho esattamente la mia altezza. C’è chi è più alt* e chi più bass* di me, ma sono tutti giusti così come sono.
Nessuno deve dimagrire o ingrassare: non c’è un “peso forma” da raggiungere con sacrificio, nessuno si sente frustrato o giudicato perché ha dei chili di troppo addosso. Nessuno sa neppure che cosa dannazione siano i chili.
Quanta frutta devo comperare? Quanta verdura? E pasta? E dolci, zucchero, vino, latte…? Quanto me ne serve per sopravvivere. Né più né meno.
Quante ore devo lavorare? Quante ore è giusto che io dedichi a me, agli altri, all’arte, all’amicizia…? Tante quante siano in grado di farmi sentire realizzata. Non esiste il tempo: quello che vale è solo la sensazione di piacere che provo nello svolgere le azioni, non quanto durano.
Quanto valgono le ore della mia vita? Quanto devo essere pagata per quello che faccio? Niente. Nessuno deve lavorare. Il denaro non esiste. Il mondo vive di scambio: il mio tempo per il tuo o quello di qualcun altro, se mi serve. Ed il tempo non è una nuova moneta: è solo il dedicarmi a qualcosa che so e voglio condividere con te.

Senza unità di misura, il mondo non avrebbe letteralmente più limiti. Sarebbe tutto “giusto”.
Quando la gente ha iniziato a voler misurare le cose, ha costruito delle pareti attorno a sé e alle proprie possibilità; ha costruito incasellamenti, giudizi e pregiudizi e forse il Grand Kilo lo sa e sta facendo quello che può per far iniziare la rivoluzione: niente sarà più insindacabilmente giusto o sbagliato. Allora io voglio spedire una lima al Bureau International des Poids et Mesures, dove il mio amico rivoluzionario è rinchiuso: magari riuscirà ad evadere e a segare le sbarre impiantate nelle nostre teste.

 

*ma come fai a sapere quanto è 1 Kg da sollevare?

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