Non vado a messa

Sono stata educata come una cristiana. Non so se la fede dei miei genitori sia così incrollabile da considerarala un elemento a cui assolutamente una bambina dovrebbe avvicinarsi appena possibile. Probabilmente la verità è che è abitudine battezzare, mandare a catechismo e far comunicare. Per dire: non ho mai visto mio padre pregare e mia madre non va a messa; con lui non ho mai parlato di religione, lei mi riferisce spesso di non approvare il modo di agire dell’istituzione ecclesiastica, ma di credere in “qualcosa”. Il risultato finale è che sono arrivata a beccarmi un paio di sacramenti e che mi sono fermata giusto in tempo, evitando così la cresima e quindi la confermazione con conseguente dono del mio corpo/mente/spirito all’esercito di Cristo. Roba da finire veramente per ringraziare Dio: grazie di avermi aperto gli occhi e di avermi resa consapevole dell’errore che stavo per fare.
Il mio rapporto con la religione cattolica s’è incrinato nell’adolescenza: prima ero troppo ingenua ed il mondo era rose e fiori -mi succede ancora, purtroppo: temo non si guarisca veramente mai!- poi sono diventata troppo incazzata, perché era tutto ingiusto e la gente era uno schifo. I preti erano falsi e poi erano solo uomini: percepivo l’ingiustizia di base nella divisione dei “compiti” della classe sacerdotale. E poi c’era Dio che era e non era Gesù. Gesù sembrava un buon cristo, a parte essere uno morto che usciva dalla tomba (idea che mi atterriva, con l’avvicinarsi della Pasqua) ma quel Dio sadico? Che dire di lui? Se allora avessi avuto la malizia di adesso, avrei giurato che si masturbasse guardandoci patire: non mi spiegavo altrimenti la discordanza tra le prediche di amore e la realtà -paradossalmente quasi totalmente cattolica- che mi circondava. Troppe incongruenze. Incominciai così a parlargli a quattr’occhi, a chiedergli spiegazioni, a pregare, a sforzarmi di essere “buona” e a mettere in pratica l’amore; il tutto per cercare di migliorare il mondo, migliorare me ed avere qualche possibilità di udienza col grande capo. Chiedevo scusa per tutti i peccati che avevo commesso (figuriamoci: quali peccati si possono commettere a 12 anni? Maledetta religione della colpa!) e chiedevo scusa per aver chiesto scusa, perché, in fondo, sospettavo di volermi pulire la coscienza confidando nel perdono, ma senza un reale pentimento (figuriamoci n°2: di che cosa ci si può pentire a 12 anni?!?! Di non aver sparecchiato e quindi di aver reso infelice mamma???). Però quel dio era evidentemente troppo concentrato a titillarsi il frenulo (avrei detto allora, se io, all’epoca, fossi stata la io di adesso) per degnarmi di una risposta: cominciai a sperare con tutta me stessa che esistesse e che soffrisse veramente quando qualcuno affermava che non credeva in lui, così come mi dicevano i vari don Peter Pan (ogni volta che dici che le fate non esistono, una fata muore…). Passai qualche annetto a litigare con un dio stupido, finché non arrivarono i fatidici 7 giorni* di cui ognuno può usufruire, se vuole: ricreai il mio mondo, la mia realtà. E l’ultimo giorno plasmai dio a mia immagine e somiglianza. Non era più maschio, tanto per cominciare, e non era più cattolico. Allelujah!

Non mi va, ora, di raccontare per filo e per segno tutta la mia costruzione teologica di allora -tra l’altro, non sono neppure più sicura di ricordarla bene: basti sapere che, finalmente, mi ero allontanata da una religione che mi avevano fatto ingurgitare sin da piccola. I miei progressi sono stati coronati infine dalla richiesta di sbattezzo e ora (già da un anno e passa, in realtà) sono fieramente, ufficialmente non cattolica. Gaudeamus!
E’ per questo, ossia per la “fatica” che ho fatto per liberarmi da certi condizionamenti e per la decisione che ho dimostrato nel prendere posizione e rifiutare decisamente di essere annoverata tra le fila di gente le cui idee spesso mi fanno ribrezzo che provo un fastidio profondo quando tentano di ripropormi la stessa minestra.

Ad esempio mi torna in gola la colazione appena masticata quando il venerdì, alle 7.00 circa, Uno Mattina mi propone un prete che spoilera -credo- il vangelo della domenica. Purtroppo di questa iniziativa non trovo traccia online, tranne che su questo breve articolo (non saprei come chiamarlo): non sembra neppure una cosa ufficiale, tanto silenzio vi è attorno. Addirittura, all’inizio, i giornalisti neppure presentavano o ringraziavano il sacerdote, ma proseguivano col programma come se nulla fosse successo, tanto da farmi sospettare, le prime volte, che ci fosse una pesante interferenza in corso…
E, invece, nessuna interferenza: lui arriva lì, fa il predicozzo, lo ringraziano (ora) e se ne va. E il tutto a che pro? Che cosa dovrebbe darmi questo intervento? Che scopo ha? E perché viene interpellato solo il rappresentante di una religione**? E’ chiaro che le mie sono domande puramente retoriche: la mafia cattolica necessita costantemente di nuovi adepti ed ha i mezzi per potersi garantire una diffusione capillare di rappresentanti che, una parola qui e una lì, contribuiscono a lavare il cervello alla gente.

Be’, a me questo fa vomitare. Non vado a messa: perché devo sorbirmela quando sto guardando tutt’altro?

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*non sono 7 e non sono neppure giorni veri: è una temporizzazione unicamente simbolica, ma ne ho approfittato per fare una citazione sarcastica, perdonatemi.

**in realtà, anche se si trattasse di rappresentanti di altre religioni la cosa mi darebbe fastidio: secondo me la fede è una cosa molto privata; dal momento in cui inizia a farsi pubblicità con l’intento di espandersi, perde il suo valore e, tra l’altro, finisce con l’essere invadente ed inevitabilmente fastidiosa.

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